Seno Mastoplastica additiva

Mastoplastica additiva

La mastoplastica additiva è un intervento che permette di aumentare il volume delle mammelle mediante l’inserimento di protesi. Trova indicazione nei casi di mammelle poco sviluppate, mammelle “svuotate” e cadenti a seguito di importanti cali di peso o allattamenti o per la correzione di asimmetrie mammarie. Nel caso di mammelle ptosiche l’intervento può anche essere associato ad una mastopessi.

La mastoplastica additiva viene eseguita in anestesia generale o locale con sedazione e dura circa un’ora.

A seconda della tipologia e dei desideri della paziente e delle preferenze del chirurgo variano il tipo di protesi, la loro sede di impianto e l’accesso chirurgico.

È possibile scegliere infatti tra differenti tipi di protesi, rotonde o anatomiche (a goccia). Le protesi possono inoltre essere posizionate in sede ghiandolare o in sede sottomuscolare. L’accesso chirurgico per il posizionamento delle protesi può avvenire a livello ascellare, tramite solco sottomammario e attraverso incisione periareolare (attorno all’areola).

Dopo l’intervento chirurgico, la paziente dovrà evitare ampi movimenti con le braccia e con le spalle e dovrà evitare di sollevare grossi pesi per almeno quindici giorni. Dovrà inoltre indossare un reggiseno contenitivo da mantenere un mese giorno e notte ed evitare di dormire prona.

Nei mesi successivi, particolare attenzione andrà rivolta alla cura della cicatrice che dovrà essere massaggiata con creme elasticizzanti e protetta dai raggi solari con creme a protezione totale.

Il fumo rappresenta, come in qualsiasi intervento, un ostacolo alla cicatrizzazione per cui è consigliata la sua sospensione.

Il risultato definitivo è apprezzabile a sei mesi dall’intervento. Possibili alterazioni sono dovute ad allattamento, gravidanze, variazioni ponderali e al fisiologico invecchiamento.

La presenza di protesi mammarie non interferisce con la normale diagnostica tumorale. È buona norma che la paziente porti con sé il tesserino identificativo dei dispositivi impiantati e lo esibisca ad ogni controllo.

Alternativa all’intervento di mastoplastica additiva è rappresentata dal lipofilling eventualmente associato all’utilizzo di un apposito presidio esterno a pressione negativa.

Le protesi mammarie attualmente impiegate sono composte da un involucro esterno di silicone, contenente un gel di silicone oppure soluzione fisiologica o idrogel. Esistono inoltre protesi di poliuretano.

Le protesi al gel di silicone sono quelle di cui si conoscono maggiormente i risultati a lungo termine e le possibili complicanze. Il gel è altamente coesivo e in caso di rottura non tende a migrare nei tessuti circostanti.

Le protesi al silicone non sono associate ad una maggiore probabilità di sviluppare un tumore e non interferiscono né con la diagnosi né con la cura di una eventuale patologia oncologica. Inoltre non vi è nemmeno un aumentato rischio di sviluppare malattie autoimmunitarie.

Le protesi contenenti soluzione fisiologica hanno una consistenza che simula in maniera minore quella del tessuto ghiandolare e inoltre tendono inevitabilmente a perdere parte del loro contenuto diminuendo così di volume.

Infine le protesi contenenti idrogel (acqua e una catena di zuccheri) tendono anch’esse a diminuire di volume nel corso degli anni.

Per quanto riguarda le protesi in poliuretano, esse sono preferite da alcuni chirurghi poiché avrebbero un rischio inferiore di dare luogo a contrattura capsulare. Ancora da chiarire però risulta il processo di degradazione a cui va incontro il poliuretano e sue eventuali conseguenze sull’organismo.

Forma e misura della protesi vanno scelte in base alle caratteristiche e alla volontà della paziente. Tutte le protesi vanno incontro ad un’inevitabile usura che ne determina una durata limitata nel tempo

Mastoplastica riduttiva

a mastoplastica riduttiva è un intervento chirurgico che mira a ridurre il volume delle mammellemigliorandone nel contempo aspetto e forma. L’intervento permette inoltre di eliminare o ridurre le conseguenze derivanti da un volume mammario aumentato come la sintomatologia dolorosa delle spalle e della colonna vertebrale che si riflette negativamente sulle attività quotidiane delle pazienti e le dermatiti che si vengono a formare nella regione sottomammaria, specialmente nelle stagioni più calde.

L’intervento trova indicazione nei seguenti casi:

  • Volume mammario sproporzionato rispetto al corpo della paziente; 
  • Sintomatologia dolorosa di collo, spalle e colonna vertebrale legata al peso eccessivo delle mammelle; 
  • Storia di dermatiti croniche del solco sottomammario; 
  • Impossibilità di eseguire attività fisica a causa del volume e del peso mammario
  • Evidente asimmetria mammaria.

Prima di essere sottoposta all’intervento, la paziente dovrà eseguire un’ecografia mammaria o una mammografia per escludere la presenza di eventuali processi neoplastici.

L’intervento consiste nell’asportazione di una porzione del tessuto ghiandolare ed adiposodella mammella, insieme al tessuto cutaneo eccedente. Si procede inoltre al riposizionamento del complesso areola-capezzolo che in questi casi risulta sceso rispetto alla sua posizione naturale. Il tessuto asportato viene sottoposto ad esame istologico.

L’intervento può durare dalle due alle quattro ore e viene eseguito in anestesia generale. Le cicatrici finali saranno collocate attorno all’areola, lungo una linea che congiunge areola e solco sottomammario e lungo il solco stesso (caso A).

Nei casi di minore entità, le cicatrici potranno essere limitate all’areola (caso B), mentre saranno estese anche al tratto compreso tra l’areola ed il  solco sottomammario senza la presenza della parte trasversale nei casi di media entità (caso C).

Il risultato definitivo dell’intervento può essere apprezzato a distanza di 6 mesi, periodo necessario perché scompaiano l’edema e il gonfiore e avvenga la maturazione completa delle cicatrici.

In seguito l’aspetto del seno potrà subire alterazioni in caso di cospicue variazioni ponderali o alterazioni ormonali. Inoltre, i segni del tempo come l’invecchiamento cutaneo e la progressiva atrofia ghiandolare, continueranno ad agire ugualmente sulle mammelle operate.

All’uscita dalla sala operatoria, la paziente avrà un drenaggio per lato, che verrà rimosso nelle 24/72 ore successive. Eventuali punti di sutura verranno rimossi 7-10 giorni dopo l’intervento. L’assunzione di una profilassi antibiotica e/o antitrombotica post-operatoria sarà decisa dal chirurgo in base alle indicazioni cliniche.

Nel periodo post-operatorio, la paziente dovrà evitare di eseguire ampi movimenti con le braccia e dovrà inoltre indossare un reggiseno contenitivo giorno e notte per un mese ed evitare di dormire prona.

Come in ogni intervento chirurgico, particolare attenzione dovrà essere prestata alla cura delle cicatrici, le quali andranno massaggiate e protette dai raggi solari al fine di avere il miglior risultato estetico possibile.

Possibili complicanze sono rappresentate da una ridotta sensibilità del complesso areola-capezzolo e da una ridotta capacità di allattare.

Mastopessi Lifting del seno

La mastopessi, anche nota come lifting del seno, è un intervento che consente di sollevareuna mammella ptosica, ovvero una mammella che è scesa rispetto alla sua posizione naturale, restituendo al seno una forma più giovane ed naturale.

Cause di questa discesa sono da ricercare nell’azione continua della forza di gravità, nell’invecchiamento cutaneo e nella progressiva lassità dei tessuti, nella gravidanza e nell’allattamento e nei cospicui cali di peso.

Prima di essere sottoposta all’intervento, la paziente dovrà eseguire un’ecografia mammaria o una mammografia per escludere la presenza di eventuali processi neoplastici.

L’intervento consiste nell’asportazione dell’eccesso cutaneo, nel rimodellamento del tessuto ghiandolare e nel riposizionamento del complesso areola-capezzolo nella sua posizione naturale. È inoltre possibile correggere anche eventuali asimmetrie mammarie.

A seconda del grado di ptosi e dell’eccesso cutaneo presenti, la tecnica chirurgica e quindi le cicatrici finali possono variare.

In caso di ptosi lieve (caso A)si procede all’asportazione di una porzione circolare di cute attorno all’areola. La cicatrice sarà quindi attorno all’areola.

In caso di ptosi moderata (caso B) si procede all’asportazione di una porzione circolare di cute attorno all’areola e della zona sottostante. La cicatrice sarà quindi attorno all’areola e verticale.

In caso di ptosi grave (caso C) si procede all’asportazione di una porzione circolare di cute attorno all’areola e dei quadranti inferiori della mammella. La cicatrice sarà quindi attorno all’areola, verticale e lungo il solco sottomammario.

Nei casi in cui le mammelle, oltre ad essere scese, presentino anche una riduzione di volume, alla mastopessi può essere associato l’inserimento di una protesi (mastoplastica additiva). La protesi può essere posizionata sotto la ghiandola, se questa offre una buona copertura dell’impianto, o altrimenti sotto il muscolo grande pettorale.

All’uscita dalla sala operatoria, la paziente avrà un drenaggio per lato, che verrà rimosso nelle 24/72 ore successive. Eventuali punti di sutura verranno rimossi 7-10 giorni dopo l’intervento. L’assunzione di una profilassi antibiotica e/o antitrombotica post-operatoria sarà decisa dal chirurgo in  base alle indicazioni cliniche.

L’intervento può durare dalle due alle quattro ore e viene eseguito in anestesia generale o in anestesia locale con sedazione.

Nel periodo post-operatorio, la paziente dovrà evitare di eseguire ampi movimenti con le braccia e dovrà inoltre indossare un reggiseno contenitivo giorno e notte per un mese ed evitare di dormire prona.

Come in ogni intervento chirurgico, particolare attenzione dovrà essere prestata alla cura delle cicatrici, le quali andranno massaggiate e protette dai raggi solari al fine di avere il miglior risultato estetico possibile.

Possibili complicanze sono rappresentate da una ridotta sensibilità del complesso areola-capezzolo e da una ridotta capacità di allattare.

Il risultato definitivo dell’intervento può essere apprezzato a distanza di 6 mesi, periodo necessario perché scompaiano l’edema e il gonfiore e avvenga la maturazione completa delle cicatrici.

In seguito l’aspetto del seno potrà subire alterazioni in caso di cospicue variazioni ponderali o alterazioni ormonali. Inoltre, i segni del tempo come l’invecchiamento cutaneo e la progressiva atrofia ghiandolare, continueranno ad agire ugualmente sulle mammelle operate.

In alternativa alla mastopessi, alcuni chirurghi propongono interventi che utilizzano particolari reti e appositi fili di sospensione per risollevare la mammella

Nei casi in cui le mammelle, oltre ad essere scese, presentino anche una riduzione di volume, alla mastopessi può essere associato l’inserimento di una protesi (mastoplastica additiva). La protesi può essere posizionata sotto la ghiandola, se questa offre una buona copertura dell’impianto, o altrimenti sotto il muscolo grande pettorale.